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Res Cogitans. Scenari, Scienza Filosofia.
Neuroscienze e Scienze complesse.
Se il gatto non c’è il ghigno rimane.
Evoluzione e conservazione nelle scienze complesse
Per spiegare al pubblico di Spoletoscienza, la ricorrente iniziativa di divulgazione scientifica promossa dalla Fondazione Sigma Tau, il processo di autodistruzione cellulare, Jean Claude Ameisen, medico e ricercatore, autore del pluripremiato libro Al cuore della vita, riprende un'immagine tratta dalle avventure di Alice nel paese delle meraviglie.
Alice vede scomparire il gatto con la punta della coda finché non rimane che il ghigno e dice di avere visto spesso dei gatti senza ghigni ma ghigni senza gatti mai.
E' un po' quello che succede nel nostro corpo quando una cellula si autodistrugge: essa non c’è più ma lascia una traccia persistente, il segno della sua morte. Nella costruzione degli esseri viventi la morte non si oppone alla vita. La morte inizia pochi giorni dapo il nostro concepimento. Contribuisce non solo alla costruzione della forma dell'embrione ma plasma gli organi più complessi del nostro corpo come il cervello e il sistema immunitario.
Con un termine ambiguo perché presuppone un programma preordinato questo processo viene definito apoptosi o morte cellulare programmata. In realtà non c'è un programma determinato da informazioni genetiche che prestabilisce il destino di vita o di morte di una cellula ma è il contesto nel quale si realizza la probabilità di una interazione con altre cellule che determina la vita o la morte della cellula stessa. Le nostre cellule non sono in grado di vivere da sole. La loro sopravvivenza dipende dalla capacità di percepire e interpretare i segnali emessi dalle altre cellule del nostro corpo.
Se cambia l’ambiente nel quale vivono (manca per esempio l'ossigeno o le sostanze nutritive) la cellula fraintende, percepisce erroneamente i segnali che le provengono dall'esterno ed attiva prematuramente il processo di autodistruzione.
Nella maggior parte dei casi l'insorgere delle malattie è dovuto ad uno scompenso nel meccanismo di morte cellulare.
Ad un'analisi più approfondita l'intreccio tra strumenti di morte e di vita operanti nelle cellule rivela un alto grado di complessità anche negli organismi più semplici. La capacità di autoorganizzarsi che è una caratteristica peculiare della vita si realizza pagando un prezzo, quello dell'autodistruzione. Visti in questa ottica i programmi di morte non sono altro che variazioni di quei programmi di vita che consentono la sopravvivenza delle cellule. Paradossalmente sostiene Ameisen- è possibile che la capacità di inventare varie forme di autodistruzione sia in realtà uno dei modi che ha consentito il fatto che la vita duri da tanto tempo.
Margherita Bologna
1 janvier 2001