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Galileo
Il suicidio vitale
Fino agli anni Sessanta si riteneva la morte cellulare un fenomeno non fisiologico e dannoso per l'organismo. Gli studi di Alexis Carrel dimostrarono che le cellule erano entità immortali e che la loro morte era un evento patologico legato a grossolane perturbazioni dell'omeostasi, che portavano alla necrosi del tessuto colpito. Successivamente Leonard Hayflick dimostrò che le colture in vitro non si mantenevano indefinitamente ma si esaurivano spontaneamente dopo un certo numero di duplicazioni: le cellule, quindi, invecchiavano e morivano fisiologicamente. Poi nel 1972 John Kerr, descrisse un nuovo tipo di morte con caratteristiche diverse da quelle della necrosi, che chiamò, insieme a Searle, apoptosi, dal termine greco con il quale si indicava la caduta delle foglie dagli alberi o dei petali dai fiori. Tale termine venne usato sia da Ippocrate per descrivere il calo delle ossa dovuto alla cancrena, sia da Galeno per la descrizione della caduta delle croste. Proprio Jean Claude Ameisen, eminente immunologo e biologo, è tra i maggiori esperti dell'affascinante e ancora misterioso meccanismo.
Gian Carlo Mancini
26 mars 2002